DIETA ODIATA O RIUSCITA?

dieta

Quante persone si mettono a dieta senza riuscire a raggiungere l’obiettivo? Quante persone  che si mettono a dieta e raggiungono l’obiettivo riescono a mantenerlo a lungo termine? Purtroppo la percentuale di insuccesso delle diete dimagranti è ancora molto alto, nonostante la buona volontà del professionista nello strutturare la dieta e tutte le buone intenzioni della persona che inizia a seguirla.

Qual è la causa del fallimento?

Dietro la parola ‘dieta’ c’è una serie di complessi e intersecati meccanismi che includono fattori psicologici e comportamentali, variabili quotidiane, errori nell’approccio o nella proposta dietetica, che complicano l’andamento del percorso fino a deviarlo verso risultati molto lontani da quelli desiderati, molto spesso concludenti nell’abbandono della dieta e del professionista e nella delusione della persona, fino alla rassegnazione. Dopo molteplici tentativi fallimentari di mettersi a dieta, si finisce per credere di non riuscire a dimagrire e abbandonarsi a regimi  alimentari illogici e casuali. C’è chi repelle la pastasciutta ma mangia dolci e tutti i giorni, c’è chi alterna periodi di  digiuni stoici ad altri di abbuffate incontrollate e chi mangia senza avere fame.

Elenco di seguito alcuni dei motivi che, a mio parere, rendono oggettivamente molto difficile seguire e mantenere un regime dietetico per lungo periodo. Gli aspetti qui sotto analizzati, sono i primi da individuare, valutare e correggere per seguire una dieta con successo:

colazione– SALTARE LA COLAZIONE: le prime ore dopo il risveglio mattutino, soprattutto i primi 60 minuti, sono quelli in cui il nostro cervello, fa un bilancio in prospettiva, delle risorse che avrà a disposizione per affrontare tutta la giornata: un segnale di ‘carestia’, come una colazione troppo scarsa o addirittura assente, innescherà tutta una serie di reazioni fisiche, ormonali e comportamentali rivolte al procacciamento di cibo che è risultato scarso all’analisi del mattino. Anche la tiroide è influenzata dal primo pasto del mattino: una colazione troppo scarsa e carente di zuccheri, ne diminuisce la funzionalità. Ricordiamo che il cibo, nell’ottica evoluzionistica della nostra specie, è visto come fonte di nutrienti ed energia indispensabili alla sopravvivenza, e la macchina perfetta che è il nostro corpo, è programmata per garantire la nostra sopravvivenza. Concettualmente, se non c’è energia a sufficienza, il corpo cerca di diminuire i consumi proprio per questo scopo.

– MANGIARE POCHE CALORIE: diete troppo poco caloriche, che apportano un quantitativo energetico al di sotto del metabolismo basale, causano una diminuzione delle funzioni accessorie allo scopo di consumare meno e riservare quelle calorie alle funzioni fisiologiche basilari alla sopravvivenza. Se si mangia troppo poco, il cuore comunque continuerà a battere, i polmoni ad assorbire ossigeno dall’aria, i processi metabolici a mantenere l’omeostasi, ma il lungo prolungarsi di diete ipocaloriche, portano ad abbassamento della perfomance fisica, stanchezza, debolezza, diminuzione della capacità di concentrazione, sonnolenza, abbassamento della temperatura corporea, fino alla diminuzione della funzionalità riproduttiva (nelle donne ad esempio può scomparire il ciclo mestruale). Una conseguenza molto importante e grave dei regimi troppo ipocalorici, è l’abbassamento delle difese immunitarie, che invece sono fondamentali per la protezione del nostro corpo, sia dagli attacchi esterni (virali,  batterici…), sia dagli errori interni. Inoltre, banalmente, mangiare troppo poco .. fa venire fame! E’ un meccanismo fisiologico, naturale, segno di efficienza e funzionamento dei nostri sistemi interni di controllo, la soluzione per fare la dieta NON è combattere la fame cercando di controllarla o spegnerla con ogni mezzo, ma coprire i fabbisogni nutritivi dell’organismo in maniera sufficiente e non eccessiva. Paradossalmente, si può avere fame da carenza di nutrienti anche mangiando calorie in eccesso!

– DIETE SBILANCIATE: il corpo ha bisogno indispensabile di tutti i nutrienti, eliminare volutamente uno di questi, porta a  carenze anche molto pericolose. Ad esempio, eliminare i carboidrati della dieta, innesca meccanismi compensatori con lo scopo di riuscire in qualche modo, a sintetizzare quei carboidrati non introdotti con la dieta: in questo caso viene distrutto tessuto muscolare, trasformato in carboidrati con un extra-lavoro epatico e produzione di scorie azotate acidificanti. A lungo andare, diete come questa provocano acidificazione dell’organismo, disidratazione, diminuzione della massa magra e aumento dei livelli di cortisolo, situazione molto lontana da quella di benessere, equilibrio e salute che invece deve apportare una dieta.

Altro esempio di dieta sbilancia è l’eliminazione dei grassi. Nei primi anni della dietetica, si pensava che per dimagrire, cioè perdere grasso corporeo, fosse utile diminuire il grasso ingerito, da qui la nascita di prodotti ‘light’ o a basso contenuto di grassi, ancora oggi proposti come soluzione per il dimagrimento. In parte è vero che la diminuzione dell’assunzione di grassi, diminuisce anche il numero di calorie ingerite, quindi può aiutare nella riduzione del peso, ma oggi sappiamo che i grassi da diminuire, sono quelli trans-idrogenati delle margarine e quelli saturi dei grassi animali e degli ‘oli vegetali’ (do palma e di cocco), e questo è utile e necessario anche in persone normopeso o in diete normo o ipercaloriche. Invece, limitare l’olio di oliva o non mangiare il salmone perché ‘è grasso’, diminuisce l’apporto di acidi grassi ‘essenziali’, indispensabili e preziosissimi per la salute. I grassi sono indispensabili in qualsiasi dieta, soprattutto quelli derivanti dagli olii, dei semi, del pesce azzurro e delle alghe. Si può dimagrire anche mangiando le noci,  le nocciole e il salmone, certamente ne va controllata la quantità.

– ALTERAZIONI DEL METABOLISMO DEGLI ZUCCHERI: molte persone hanno problemi metabolici nel gestire i carboidrati: può succedere che l’ingestione di zuccheri causi una risposta troppo lenta o eccessiva nell’assorbimento e l’utilizzo di questi nutrienti. Chi è lento nel riabbassare il picco glicemico post-prandiale, resta gran parte della giornata con la glicemia su valori medio-alti, di solito queste persone non hanno mai fame e non dimagriscono. Chi invece ha una risposta eccessiva al pasto, perché produce troppa insulina, ritira giù gli zuccheri nel sangue in maniera brusca ed eccessiva: queste persone hanno sempre fame e sentono la necessità di zuccheri. In questa situazione, la persona, ingrassa facilmente e dimagrisce difficilmente, e non riesce a stare a dieta perché in questi casi, la fame incontenibile e a volte arriva al malessere (possono comparire sudorazione, nausea). In entrambe i casi, la scelta accurata degli alimenti può risolvere il problema.

– MALFUNZIONAMENTO DELLA TIROIDE: la ghiandola tiroide, con la produzione dei suoi ormoni, è coinvolta in prima linea nel metabolismo basale e nei consumi calorici dell’organismo. E’ consigliabile controllare regolarmente il funzionamento della tiroide, tramite analisi prescritte dal proprio medico, soprattutto se si abita in zone notoriamente carenti di iodio (come il Valdarno), se c’è familiarità per malattie della tiroide e se, pur  riducendo l’assunzione calorica, non si dimagrisce.

– CAMBIAMENTI NELLA COMPOSIZIONE CORPOREA: il peso della bilancia non è un buon indicatore del grasso corporeo. Il grasso è poco acqua corporeadenso e pesa poco, una sua graduale diminuzione, auspicabile in caso di sovrappeso/obesità, con diete controllate e bilanciate, può essere momentaneamente mascherata da un’incremento di altri compartimenti corporei, primi fra tutti quelli contenenti acqua. Se diminuisce il grasso ma aumenta l’acqua corporea, il peso può rimanere uguale o addirittura aumentare. Condizioni che possono provocare aumento dell’acqua corporea sono ad esempio: fluttuazioni ormonali, come nelle varie fasi del ciclo della donna (quasi tutte le donne aumentano di peso nel pre-mestruo), assunzione di antidolorifici-antinfiammatori, assunzione di cortisonici, assunzione di anti-istaminici, cure ormonali, perdita di sonno, stress, aumento del consumo di sodio, stitichezza, intolleranze alimentari. Misurazioni diverse dal peso corporeo, che possano stimare i vari compartimenti dell’organismo, permettono di decifrare i cambiamenti in peso e valutare l’andamento del dimagrimento anche in caso di assunzione necessaria di farmaci, quando il peso momentaneamente non scende. Anche la muscolatura pesa, chi inizia una dieta e contemporaneamente inizia ad allenarsi in palestra, osserverà prima un cambiamento fisico nella forma fisica, anche più apprezzabile, di un cambiamento nel peso corporeo. Quando si inizia una dieta e si cerca un cambiamenti fisico, sarebbe importante anche osservarsi allo specchio e controllare la taglia corporea: i vestiti e lo specchio diranno molto di più della bilancia!

Dott.ssa Beatrice Molinari

Biologa Nutrizionista – Specialista in Scienza dell’Alimentazione